Il presidente Donald Trump ha introdotto temporaneamente dazi doganali su vasta scala contro numerosi paesi in tutto il mondo. Successivamente, il presidente ha fatto marcia indietro, mantenendo però i dazi nei confronti della Cina. Ora, tuttavia, l’amministrazione ha deciso di esentare una serie di prodotti elettronici da eventuali nuovi dazi, incluse le tariffe imposte alla Cina.
La US Customs and Border Patrol (CBP) ha pubblicato un elenco di 20 codici di prodotto che saranno esentati da questi dazi “reciproci”. Tra i prodotti esclusi figurano smartphone, computer, notebook, schermi e proiettori (inclusi i touchscreen), semiconduttori e circuiti integrati, LED e unità di memoria a stato solido (SSD).
La settimana scorsa, Trump ha annunciato l’applicazioni di dazi del 125% sulla Cina, che si aggiungeva a un’imposta del 20% già esistente legata al fentanyl, introdotta all’inizio dell’anno. Se questa tariffa del 125% fosse stata applicata anche a questi prodotti, avrebbe comportato un aumento drastico dei prezzi per telefoni Android, iPhone, PC e altri dispositivi. Pertanto, questa notizia rappresenta un sollievo per i consumatori statunitensi (e non solo), considerando che molti prodotti tecnologici vengono fabbricati in Cina.
Di recente, Trump aveva aperto alla possibilità di esentare alcune aziende dai dazi, dichiarando che si sarebbe affidato al proprio “istinto” per decidere quali aziende statunitensi meritassero una simile concessione. L’obiettivo principale era affrontare la situazione di aziende colpite in modo sproporzionato, come Apple. Tuttavia, il presidente degli Stati Uniti ha scelto un approccio differente: invece di esentare singole aziende secondo criteri arbitrari, Washington ha deciso di liberare interi settori commerciali dai dazi.
Un analista ha definito la mossa uno “scenario rivoluzionario”. Le esenzioni avranno effetto retroattivo a partire dal 5 aprile. La misura si estenderà anche ad altri settori tecnologici, come semiconduttori, celle solari e schede di memoria.
La notizia dell’esenzione, seppur sicuramente positiva, arriva in un momento in cui molte aziende tecnologiche stanno cercando di diversificare le proprie linee produttive negli ultimi anni. Aziende come Apple, Samsung, OnePlus e Google producono ormai almeno una parte dei loro dispositivi in India e/o in Vietnam.
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