Il successo ottenuto da iPhone e l’avvento dei computer con processori Apple Silicon, soprattutto Macbook Air e Mac Mini, hanno portato molte persone a scegliere un Mac come computer principale per le proprie attività. Se non si opta per un iMac con schermo integrato, è obbligatorio acquistare anche un monitor che nella maggior parte dei casi è di terze parti, visto il costo non esattamente basso dei display proposti da Apple stessa.
La scelta del monitor giusto per un Mac è però molto meno semplice di quello che si potrebbe pensare e cela tutta una serie di complicazioni che probabilmente non molti conoscono. In tanti casi l’acquisto migliore non è probabilmente quello che molti utenti hanno in mente e non conoscere bene questa tematica potrebbe portare a pentirsi dei soldi spesi.
Mac OS è il sistema operativo che troviamo in tutti i Mac. Tra i compiti che esegue c’è anche quello di disegnare l’interfaccia grafica adattandola a quella del monitor collegato. Mac OS è progettato per compiere questa operazione rispettando criteri ben specifici. Alla base c’è la densità di pixel per pollice, il rapporto tra risoluzione (numero di pixel) e diagonale dello schermo. Per Apple ci sono due numeri “magici” che differiscono a seconda della resa che si vuole ottenere.
Per un’esperienza ottimale è necessario che l’occhio non distingua più i singoli pixel dalla normale distanza di visione. Gli schermi capaci di garantire questo risultano vengono chiamati Retina e dispongono di 220 pixel per pollice (ppi). Per tutti gli altri, dove invece la griglia dei pixel è ancora visibile, il rapporto si dimezza e i pixel per pollice scendono a 110.
Questa base è da tenere bene a mente perché solo i monitor con 220 pixel per pollice o 110 pixel per pollice garantiscono la miglior qualità visiva possibile con Mac OS. Per tutti gli altri entrano in gioco alcuni adattamenti che vanno a diminuire, in maniera più o meno visibile, la definizione dell’immagine.
Cosa succede quando si collega il Mac ad un monitor che non ha 220 pixel per pollice? Prendiamo come esempio un taglio molto gettonato, un 27″ con risoluzione 4K, 3.840 x 2.160 pixel. I pixel per pollice sono 163 quindi non l’ideale. Con l’impostazione di base Mac OS disegna l’interfaccia alla risoluzione di 1.920 x 1.080 pixel e la scala poi sui 3.840 x 2.160 pixel del monitor spalmandola su un quadrato di 2 x 2 pixel. In pratica ad ogni pixel nell’interfaccia virtuale disegnata ne corrispondono 4 nell’immagine reale che l’utente vede su schermo.
L’adattamento è per interi e per questo la qualità finale è ottima. C’è però un problema: rispetto ad un monitor da 220 pixel per pollice tutto ciò che si vede su schermo appare un po’ troppo grande e questo fa perdere anche spazio di lavoro sul desktop. Mac OS offre comunque delle impostazioni per rimpicciolire l’interfaccia e ottenere maggiore spazio. La migliore, per vicinanza con un monitor da 220 pixel per pollice, è quella che si trova a metà tra l’impostazione di default e quella più spazio che si trova sulla destra.
Selezionandola le dimensioni delle icone e di tutti gli elementi a schermo sono giuste, ma si creano due problemi. In questa modalità Mac OS simula quello che succederebbe con un monitor da 220 pixel per pollice. Si parte disegnando l’interfaccia alla risoluzione di 2.560 x 1.440 pixel, la stessa dei vecchi iMac 27″ non Retina, e non è un caso. A questo punto la risoluzione viene raddoppiata in verticale e orizzontale (quindi quadruplicata), seguendo lo stesso principio applicato con l’impostazione di base. Si ottiene così la risoluzione di un monitor da 220 ppi, cioè 5.120 x 2.880 pixel, quella dell’Apple Studio Display.
Il monitor collegato non arriva però a una risoluzione così alta ma si ferma al 4K. Ecco allora che il computer deve compiere un’ulteriore operazione: scalare la risoluzione verso il basso, in tempo reale, per portarla entro i 3.840 x 2.160 pixel che compongono lo schermo. Questa operazione non è a costo zero e porta a consumare risorse che il processore potrebbe impiegare per altro. Su sistemi potenti non si avverte alcuna differenza ma su Mac meno potenti o impegnati in compiti gravosi si può far sentire, andando anche ad accorciare l’autonomia dei portatili.
Il secondo problema è legato proprio al riadattamento della risoluzione: non si opera per interi, dato che 5.120 x 2.880 pixel non sono un multiplo di 3.840 x 2.160. Il risultato è un peggioramento nella definizione visibile sui testi e qualche artefatto sugli elementi dove è richiesta la maggior precisione possibile nel disegnare ogni particolare. In pratica lo schermo non è più nitido e chiaro come con l’impostazione di default.
L’esempio che abbiamo fatto è valido ovviamente per i 27″ 4K ma si può estendere a qualsiasi altro monitor che non rientra nei parametri che abbiamo descritto, ovviamente ricalcolando i numeri in gioco. Abbiamo scelto un prodotto di questo tipo perché molto comune sul mercato e quindi è probabile che molti acquisti possano indirizzarsi su modelli con identiche caratteristiche.
Abbiamo quindi capito che per ottenere il risultato migliore è preferibile orientarsi su un monitor da 220 pixel per pollice o 110 pixel per pollice. Chiaramente i prodotti Apple corrispondono perfettamente a questi criteri: Apple Studio Display è un 5K (proprio quei 5.120 x 2.880 pixel che abbiamo citato) da 27″ con 220 ppi esattamente come Apple Pro Display XDR, un 32″ 6K, cioè 6.016 x 3.384 pixel. I prezzi sono però alti: sono 1.700 euro circa per Studio Display e 5.600 per Pro Display XDR, un prodotto indirizzato solo ai professionisti.
Vediamo allora quali possono essere le alternative: la più naturale sarebbe il monitor LG UltraFine 27MD5KL, un 27″ con risoluzione 5K. Il pannello è praticamente quello dello Studio Display ma con una costruzione più spartana, qui è quasi tutta plastica e una webcam un po’ più datata e con meno funzioni. La qualità dell’immagine è molto simile dato che ai tempi nello sviluppo aveva messo mano anche Apple.
Sempre come 5K da 27″ è recentemente è il Samsung ViewFinity S9, con un design che si sposta perfettamente con i prodotti Apple. Anche qui c’è una webcam integrata (rimovibile e con attacco magnetico) ma la costruzione non è allo stesso livello. In compenso si guadagna in versatilità: il piedistallo permette ogni regolazione, anche la rotazione in verticale, senza spendere un extra per costosi accessori opzionali. Ci sono poi la Smart TV integrata e anche il Gaming Hub con le app per il cloud gaming. Il prezzo però non si discosta molto da quello del monitor Apple: sono 1.600 euro.
Quali sono le alternative a minor prezzo? Tendenzialmente sarebbero da scartare tutti i modelli 4K da 27″ o 32″, dato che entrambi si discostano da quei numeri “magici” che abbiamo citato e incorrono nelle problematiche che abbiamo descritto prendendo come esempio un 27″. Non a caso sull’iMac da 24″ Apple monta uno schermo 4,5K, cioè 4.480 × 2.520 pixel. Trovare monitor del genere da terzi è però praticamente impossibile.
La scelta migliore per chi vuole risparmiare è un 27″ con risoluzione di 2.560 x 1.440 pixel, la stessa dei vecchi iMac da 27″ e che quindi garantisce un risultato ottimo, pur non essendo Retina. In commercio ne esistono molti e i costi sono tutt’altro che alti, in molti casi bastano tra i 300 e i 500 euro. Tra i modelli disponibili citiamo l’Asus ProArt Display PA278CV e il BenQ PD2705Q mentre per chi ricerca una qualità più alta c’è il BenQ SW270C.
In alternativa si può pensare a un 34″ ultra-wide in formato 21:9 con una risoluzione di 3.440 x 1.440 pixel, praticamente corrispondente ai 110 ppi dei monitor non Retina. Anche qui le possibilità di scelta non mancano: abbiamo il BenQ PD3420Q e l’LG UltraWide 34WN750 per chi guarda soprattutto alla produttività. Se invece interessano anche applicazioni ludiche, magari per poter collegare anche console da gioco, si può guardare ai QD-OLED come il Samsung S34BG850SU.
Se invece si punta più sulla fruizione dei contenuti e si è disposti a rinunciare a qualcosa a livello di nitidezza dei testi, allora ci sono gli Smart Monitor Samsung che offrono uno stile in linea con il design dei Mac e una dotazione completa, con webcam integrata ad aggancio magnetico, Smart TV e Gaming Hub. Il modello migliore è il 32″ 4K M80C.
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