Il caldo è ormai arrivato in tutta Italia, tra pochi giorni sarà estate. Se da una parte questo significa che passeremo molto più tempo all’aperto e che probabilmente il virus Covid-19 risentirà delle temperature elevate e si indebolirà, significa anche che molti di noi hanno già cominciato ad attrezzarsi con sistemi di climatizzazione e raffrescamento. Una delle notizie che hanno circolato in questi ultimi mesi è che i condizionatori sarebbero responsabili di aiutare il virus a diffondersi e a concentrarsi negli ambienti chiusi.
Ma che cosa c’è di vero in questa correlazione? Come possiamo gestire i dispositivi di condizionamento in tutta tranquillità? Ecco un approfondimento sul rapporto tra condizionatori e Coronavirus.
Uno studio cinese ha analizzato il focolaio di contagio in un ristorante avvenuto a gennaio, ipotizzando che il flusso d’aria del sistema di condizionamento abbia favorito la diffusione all’interno del locale. Un numero elevato di persone che si sono ammalate di Coronavirus, condividevano come unico fattore di esposizione al rischio solo essere stati proprio in quel ristorante. Il contagio così elevato sarebbe stato possibile grazie al trasporto dei droplets, ovvero le famose goccioline emesse da naso e bocca, favorito dai flussi d’aria dell’impianto di condizionamento. Per ammissione degli stessi medici che lo hanno condotto, lo studio presenta tuttavia delle grosse limitazioni perché non sono state fatte simulazioni né test sierologici sulle persone presenti nel ristorante.
Ci sono però alcune certezze in merito al rapporto tra condizionatori e Coronavirus.
La prima è che gli impianti di climatizzazione non sono in grado di introdurre all’interno di ambienti chiusi un virus presente all’esterno: i motori esterni dei sistemi split, infatti, non scambiano aria con l’unità interna ma solo un gas refrigerante che passa da una unità all’altra.
La seconda è che i sistemi di areazione possono influenzare la concentrazione non solo dei patogeni ma di qualsiasi agente inquinante negli ambienti chiusi ed è quindi importante mantenere una buona areazione e garantire un’elevata qualità dell’aria tanto negli ambienti domestici quanto in quelli lavorativi.
A partire da questi presupposti, l’Istituto Superiore di Sanità ha stilato il Rapporto ISS COVID-19 •n. 33/2020 con una serie di linee guida per la gestione sicura dei condizionatori.
La gestione degli impianti di climatizzazione è quindi più che altro indirizzata a mantenere una buona qualità dell’aria negli ambienti chiusi. Ecco quali sono le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità.
Anche la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) condivide queste buone norme e ci dà delle specifiche ulteriori.
Al di là di condizionatori e impianti, come indirizzo generale, resta valida la raccomandazione di areare naturalmente gli ambienti chiusi molto spesso in modo da facilitare lo scambio d’aria e ridurre/diluire la presenza e la concentrazione di eventuali contaminanti e inquinanti ambientali. “In generale – fanno sapere dall’Iss – scarsi ricambi dell’aria favoriscono, negli ambienti indoor, l’esposizione a inquinanti e possono facilitare la trasmissione di agenti patogeni“.
Per questo stesso motivo, tra le linee guida si legge anche l’invito a eliminare la funzione di ricircolo dell’aria: questo, secondo la Federation of European Heating, Ventilation and Air Conditioning Associations, non è raccomandato proprio perché “diffonde inquinanti in tutti gli spazi dell’edificio: i classici filtri hanno una bassa efficienza per le particelle che trasportano i virus“. Altrettanto importante è mantenere sempre accesi i sistemi di ventilazione che ricambiano l’aria con l’esterno, così come assicurare una pulizia e una manutenzione impeccabile delle prese, delle griglie e dei sistemi di filtrazione. Lo scopo è proprio quello di favorire il ricambio d’aria dall’esterno.
Per mantenere una buona qualità dell’aria, sono molto utili i sistemi di purificazione dell’aria come Dyson Cool Pure Tower, per un monitoraggio costante dei parametri e per purificare e rinfrescare l’aria, oppure Xiaomi Mi Ai Purifier 3H, più economico ma altrettanto efficace nel mantenere l’ambiente fresco e pulito. In particolare, è importante mantenere il giusto livello di umidità: in estate, dovrebbe essere tra il 50% e il 70% e in inverno tra il 40% e il 60%, visto che il tasso di umidità può influenzare le dimensioni delle droplets e quindi la loro concentrazione, anche se ancora non è ben chiaro in che misura. Per questo scopo esistono i deumidificatori come Argo Baby Dry 11, per spendere una cifra contenuta, ma anche la maggior parte dei climatizzatori dispongono della funzione di deumidificazione.
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