Wolfenstein: Youngblood, l’adrenalina fatta videogioco

Di Candido Romano 4 Settembre 2019
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Wolfenstein: Youngblood è l’ultimo capitolo uscito di una lunga serie di videogiochi che affonda le radici fin dagli albori del medium. Il primo capitolo, Castle Wolfenstein, risale infatti al 1981, ma è solo con Wolfenstein 3D nel 1992 si passa al genere sparatutto in prima persona, che da allora non è stato più abbandonato. Il gioco è disponibile per Xbox One, PS4, Nintendo Switch e PC. Sviluppato da MachineGames insieme ad Arkane Studios, gli autori di Dishonored 2, Wolfenstein: Youngblood è uno spin-off ambientato 19 anni dopo i fatti visti nel precedente capitolo, Wolfenstein: The New Colossus.

Il giocatore impersonerà le figlie gemelle di B.J. Blazkowicz, l’eroe che da sempre ha l’obiettivo di sconfiggere i nazisti, che in questo mondo alternativo sono ancora presenti e molto pericolosi. Blazkowicz purtroppo è scomparso durante una missione segreta, quindi le sorelle Jessica e Sophia decidono di andare a Parigi per ritrovarlo. Queste sono le premesse di un videogioco assolutamente consigliato agli amanti degli sparatutto in prima persona “old school”: ecco 3 ragioni per non perderlo assolutamente.

Un gioco dannatamente veloce e frenetico

Grazie agli sviluppatori di MachineGames la serie di Wolfenstein è tornata alle origini: anche questo capitolo è super-frenetico da giocare, veloce e che dona una grande soddisfazione durante le sparatorie. Il gameplay scorre tra esplosioni, medi pack da recuperare per curarsi e armature che potenziano la resistenza del giocatore. I nemici a schermo sono sempre tantissimi, così come l’adrenalina che sale sempre di più durante tutte le fasi di gioco. Il sistema di combattimento è quindi migliorato ed è previsto anche un sistema di crescita per aumentare le abilità dei personaggi. Sconfiggendo i nazisti le sorelle acquisiscono punti che permettono di sbloccare delle abilità personali, ma anche potenziamenti delle armi con le monete d’argento che possono essere trovate durante l’esplorazione dei livelli. Tra bonus salute, miglioramenti della corazza e molto altro, il gioco diventa più soddisfacente ora dopo ora di frenetico combattimento.

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Da soli è divertente, ma in cooperativa tutto migliora

Wolfenstein: Youngblood può essere giocato in single player, con l’intelligenza artificiale che governa l’altro personaggio durante l’azione. Questo ricade sul gameplay in maniera molto intelligente, perché le due sorelle possono migliorare le loro prestazioni, come ad esempio la salute o la corazza, grazie ad alcuni segnali che possono scambiarsi. Il gioco migliora considerevolmente in cooperativa: tutta la campagna può essere affrontata infatti insieme a un altro giocatore, anche online. Inoltre la Deluxe Edition del gioco include il cosiddetto Buddy Pass, che permette di invitare un compagno di gioco anche se non possiede una copia. Si potrà quindi affrontare tutta l’avventura in due giocatori, in un tripudio di azione, strategie di attacco ed esplorazione dei livelli.

Livelli più complessi

Se MachineGames ha ridato vita negli ultimi anni a una serie in affanno, è l’apporto di Arkane Studios questa volta a fare la differenza. In Wolfenstein: Youngblood sono infatti previsti quattro macro-livelli da esplorare liberamente, anche se le missioni principali sono state completate, alla ricerca di segreti e missioni secondarie. Il design dei livelli è quindi molto più ispirato e complesso rispetto al passato, strutturato anche in verticale e che esalta la possibilità di effettuare un doppio salto per raggiungere aree inesplorate. La libertà è quindi aumentata notevolmente e durante il gioco si è sempre alla ricerca di passaggi segreti, nuove strade e modi ingegnosi per raggiungere un determinato punto dell’area di gioco.

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Pubblicato il 4 Settembre 2019
Candido Romano
Candido Romano

Giornalista e copywriter con una grande passione per tutto ciò che è tecnologia e intrattenimento, soprattutto smartphone, tablet e videogiochi, di cui scrive dal 2005. Una passione che porta avanti fin da bambino, quando nella sua stanza entrò il Commodore 64: una folgorazione, che aprì un universo di possibilità.

Classe 1983, fa parte di quella generazione che ricorda un mondo...Leggi tutto

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