La frequenza di aggiornamento (qui la guida in cui spieghiamo cos’è il refresh rate) degli schermi è un argomento che per anni è stato appannaggio praticamente esclusivo degli appassionati. Non era infatti un criterio preso solitamente in grande considerazione nella scelta di un TV. Sebbene gli schermi a 100 / 120 Hz esistano da molto tempo, la loro utilità era confinata alle funzioni che rendono più fluide le immagini.
L’importanza assunta dalla rapidità con cui le immagini vengono aggiornate è cresciuta molto con la diffusione dei televisori dotati di HDMI 2.1. L’ultima versione dello standard de facto nel mercato audio/video ha espanso enormemente le funzioni disponibili, aprendosi all’utilizzo di varie possibilità precedentemente limitate solo ai monitor da gioco (qui il nostro approfondimento sugli Hz e i monitor).
Grazie a HDMI 2.1 sono arrivati televisori capaci di gestire giochi in 4K fino a 120 Hz con Variable Refresh Rate e più di recente anche i primi modelli capaci di spingersi fino a 144 Hz. Cosa cambia davvero tra 120 Hz e 144 Hz? Si tratta di differenze apprezzabili o che rimangono valide solo sulla carta? In questo articolo andremo a sviscerare proprio questa tematica.
Come abbiamo scritto in apertura dell’articolo, i TV a 120 Hz non sono assolutamente una novità. Esistono infatti da molti anni e il principio di base non è cambiato. I prodotti di fascia bassa o medio-bassa funzionano generalmente a 50 / 60 Hz, le frequenze di riferimento per l’Europa e i mercati anglosassoni o asiatici. Questi standard sono stati fissati molto tempo fa e differiscono perché fanno riferimento al modo con cui viene erogata la corrente elettrica.
Raddoppiare la frequenza di aggiornamento di un televisore serve per poter applicare quelle funzioni che solitamente si descrivono come “compensazione del moto”. In pratica si possono usare i 100 / 120 Hz per aumentare il numero di fotogrammi o per inserire schermate nere. Tutte queste tecniche servono ad aumentare la fluidità e/o a diminuire la sfocatura delle immagini nei movimenti più rapidi, che vengono così percepite dallo spettatore come più nitide.
Il quadro è però cambiato negli ultimi anni per via di due fattori: il primo è l’arrivo di HDMI 2.1, che tra le tante novità introdotte ha portato la possibilità di sfruttare segnali video a risoluzione 4K a 120 Hz. Il secondo fattore è stato l’arrivo delle console di nuova generazione Xbox Series X di Microsoft e PlayStation 5 di Sony, entrambe capaci di supportare le novità di HDMI 2.1. Per lo stesso motivo sono poi arrivate anche schede grafiche per PC dotate di uscite HDMI 2.1, perfette per portare le attività video-ludiche sul grande schermo.
Tutti questi fattori hanno dato molta più rilevanza al gaming sui TV, finalmente capaci di andare oltre i 60 Hz e di competere più direttamente con i monitor, dove queste possibilità esistono da molto più tempo. Per capire il motivo per cui i 120 Hz sono ritenuti importanti in questo campo è necessario descriverne i benefici. Anzitutto la frequenza di aggiornamento raddoppiata aumenta sensibilmente la fluidità: è del resto evidente che vedere le immagini scorrere con il doppio dei fotogrammi sia ben diverso, anche perché questo miglioramento ne porta con sé un secondo.
Parliamo della riduzione della sfocatura: l’occhio umano percepisce le immagini che persistono sulla retina come sfocate. Lo si può provare muovendo rapidamente una matita davanti ad una fonte di luce continua e stabile: la matita sembra piegarsi perché l’occhio non la mette a fuoco bene. Le immagini televisive funzionano allo stesso modo: più un fotogramma resta visibile su schermo più appare sfocato. In pratica le immagini con pochi fotogrammi sono meno a fuoco e questo può anche essere d’intralcio in giochi molto dinamici, ad esempio gli sparatutto in prima persona dove è fondamentale individuare immediatamente il nemico anche in situazioni frenetiche.
Giocare a 120 Hz non aumenta solo la fluidità ma riduce anche la sfocatura nei movimenti rapidi e questo si traduce in un quadro più nitido e dettagliato. Ultimo, ma assolutamente meno importante, è l’impatto positivo nella risposta ai comandi. Tutti gli schermi piatti introducono un certo ritardo che prende il nome di input lag. Più il ritardo è basso, più la risposta ai comandi è pronta e l’esperienza è piacevole, specialmente quando si giocano titoli competitivi o si pratica e-sport. A 120 Hz l’input lag cala sensibilmente rispetto ai 60 Hz (si può anche arrivare a circa la metà): lo si può misurare con appositi strumenti ed è quindi un dato assolutamente certificato.
I prodotti sul mercato provvisti delle caratteristiche che abbiamo elencato sono ormai molti: troviamo i Samsung QN95B, i Sony A90K che abbiamo anche recensito e tutti gli OLED di LG, dalla serie LG B3 alla serie LG C3 passando per la serie LG G3. Chi vuole risparmiare qualcosa può orientarsi su un Hisense U72HQ mentre chi apprezza l’Ambilight può prendere in considerazione i Philips OLED 807. Per i puristi dell’immagine ci sono infine gli OLED Panasonic, come la serie LZ1500 e il Sony A95K, che abbiamo valutato molto positivamente nella nostra recensione.
L’importanza assunta dai videogiochi è testimoniata dall’arrivo dei televisori con frequenza di aggiornamento a 144 Hz. Questa tipologia di prodotti si è affacciata sul mercato nel recentissimo passato (gli ultimi 2 anni circa) e ha un solo ed unico scopo: migliorare ulteriormente l’esperienza di gioco. I 144 Hz non servono infatti per la compensazione del moto ma risultano invece utili per chi dispone di un PC da gioco di fascia alta. Le console sono invece tagliate fuori: al momento la massima qualità possibile è ferma all’Ultra HD fino a 120 Hz.
Cosa cambia tra 120 Hz e 144 Hz? Ovviamente la fluidità aumenta ancora e per quanto la differenza non sia la stessa che passa tra 60 Hz e 120 Hz, chi ha un occhio più allenato può tranquillamente percepirla. Anche la nitidezza e l’input lag migliorano di conseguenza, dato che il principio di base è sempre lo stesso che abbiamo descritto parlando degli schermi a 120 Hz.
La disponibilità di modelli è decisamente più bassa rispetto ai prodotti che funzionano a 120 Hz ma le scelte comunque non mancano. si può partire da modelli dall’ottimo rapporto qualità/prezzo come i TCL C735 oppure optare su QLED di fascia più alta come i Samsung QN90C, che spaziano dai 43″ agli 85″ ma attenzione ai pannelli perché non sono uguali su tutti i tagli e alcuni hanno un nero peggiore. Salendo di prezzo ci sono poi i TCL C835 con Mini LED, gli OLED Samsung S90C e anche gli S95C.
I TV a 120 Hz con funzioni dedicate ai videogiochi (qui spieghiamo come scegliere il modello giusto) sono utili per tutti gli appassionati. Non serve infatti un occhio esperto o particolari conoscenze per percepire la notevole differenza tra un televisore che si ferma a 60 Hz e uno che raddoppia la frequenza. La maggiore fluidità, il dettaglio percepito nei movimenti rapidi e la prontissima risposta ai comandi migliorano l’esperienza di gioco in modo tangibile.
Per godere di tutti questi benefici è sufficiente una console di ultima generazione o un buon PC. Il discorso cambia invece se parliamo di modelli che arrivano a 144 Hz: in questo caso si entra in un segmento indirizzato ai giocatori più esigenti, quelli che hanno già l’occhio allenato dall’uso di monitor con frequenza di aggiornamento superiore ai 120 Hz, del resto ormai molto diffusi. Anche i requisiti salgono: una console non basta più ed è invece obbligatorio l’utilizzo di un PC molto prestante, capace di far girare i giochi ad altissima risoluzione e fluidità senza sacrificare il dettaglio grafico.
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