Gusto e aroma che conquistano: guida al vino di qualità

Rosso o bianco? Ecco la prima domanda che ci poniamo quando ci troviamo a comprare una bottiglia di vino. Ma le variabili aumentano approfondendo le caratteristiche del prodotto. Per fortuna, l’etichetta ci aiuta concretamente nella scelta. Per questo, imparare a leggerla è il primo passo per acquistare consapevolmente. Che si tratti di vino rosso, vino bianco o vino rosato, il profilo della bevanda dipende da fattori legati al territorio in cui è coltivata la vite, dal processo di vinificazione e dalla maturazione: tutti elementi che incidono anche sul prezzo. Ne parliamo nella nostra guida, proponendo una ricca selezione di ottimi vini.
migliori vini

Come scegliere una bottiglia di vino

Ecco qualche spunto per approcciarsi all’acquisto nel modo migliore:

Tipologia – A differenziare un vino dall’altro entrano in gioco numerose variabili. Ai vini fermi, si affiancano quelli spumantizzati, ovvero con bollicine. Ed entrambe le tipologie sono declinate in variante secca oppure dolce. Vini rossi, bianchi e rosati: gusto e aromi cambiano anche in base al colore che è determinato da un diverso processo di vinificazione e che risalta ancora di più nell’abbinamento con il cibo.

Grado alcolico – Talvolta ci troviamo a pensare che un vino sia più pesante di un altro. Molto spesso è il grado alcolico il responsabile di questa particolare sensazione gustativa. Si parte dagli 11/12 gradi dei prodotti più giovani e leggeri per arrivare ai 17/18 dei vini passiti e liquorosi. Tante sono le opzioni intermedie, con i bianchi che si mantengono sempre meno alcolici dei rossi.

Denominazione – DOC, DOCG, IGT: ecco solo alcune delle denominazioni più conosciute. Tali sigle rappresentano il pedigree del vino, andandone a certificare la zona di provenienza e obbligandolo a rispettare una serie di regole stringenti che prendono il nome di “disciplinare”. E ciò, nella maggior parte dei casi, coincide con una buona qualità del prodotto

Annata – Ecco un altro elemento che può fare la differenza. Quando si parla di annata, ci si riferisce all’anno di raccolta delle uve. Un prodotto giovane risulta, tendenzialmente, più semplice, fresco e vivace di uno che ha subito un affinamento lungo. E che, proprio per questo, esprime caratteristiche più complesse, quasi sempre svincolate dall’aroma e dal gusto dell’uva.  

Quanto costa una bottiglia di vino?

Non è detto che per bere bene si debba per forza spendere tanto. È abbastanza comune, infatti, scovare in commercio delle interessanti bottiglie di vino al prezzo di circa 5/6 euro. Certo è che gli stessi vini acquistati al ristorante ci costeranno almeno il doppio, se non il triplo. Non spaventiamoci, quindi, perché con buona probabilità, per un prodotto pagato 15 euro al ristorante, sborseremo una cifra nettamente inferiore al supermercato. E ancora meno potremmo pagare il vino online, sfruttando le offerte e le promozioni a tempo degli shop e-commerce. Ma cosa influisce sul costo di una bottiglia di vino? Per prima cosa, la qualità delle uve. E poi, il modo in cui sono state vendemmiate e lavorate, oltre alla cura riposta in fase di vinificazione. Non dimentichiamoci, infine, il marchio, che spesso fa valere il proprio peso più della qualità in sé. In ogni caso, abbiamo deciso di non includere nella nostra selezione vini dal costo superiore ai 20 euro. Abbiamo suddiviso in vari prodotti in tre fasce di prezzo: i vini economici (entro gli 8 euro a bottiglia), quelli di fascia media (da 8 a 15 euro) e di fascia alta (da 15 a 20 euro).

(Dati aggiornati a febbraio 2024 e soggetti a variazione nel tempo)

Fascia economica (entro 8 euro)

Entro gli 8 euro di spesa, possiamo parlare di vino economico. Non necessariamente, però, siamo al cospetto di un articolo scadente. Prendiamo, ad esempio, il Vermentino di Sardegna DOC Cala Reale di Sella e Mosca, una cantina che notoriamente offre un ottimo rapporto qualità-prezzo. Vino bianco fermo fresco e fruttato nei profumi, si gusta al meglio fra gli 8 e i 10 gradi di temperatura, specie in abbinamento a un primo piatto a base di pesce. A chi, invece, cerca un vino spumante bianco ideale sia per l’aperitivo che a tutto pasto, consigliamo il Prosecco DOC Treviso di Mionetto, pezzo da novanta della viticoltura veneta. Paglierino nel bicchiere, mostra un fine perlage, conquistando il naso con agrumi e fiori d’acacia. Vivace e beverino, è un prodotto dall’animo conviviale. Discorso simile per il Nero di Lambrusco Emilia IGT Otello delle Cantine Ceci. Si passa dal bianco al rosso ma la frizzantezza permane. Piacevolissimo con i cibi grassi e saporiti, ne stempera l’intensità con grande classe. Caratterizzato da sentori di fragola e rosa, denota all’assaggio un equilibrio eccellente fra morbidezza e acidità. E chiudiamo con il Syrah Tellus Lazio IGT della cantina Falesco, un vino rosso altrettanto accattivante ma più strutturato. Eccezionale con le carni alla griglia e i primi piatti della tradizione romana, stuzzica il naso con sentori di pepe e ciliegia.

Fascia media (da 8 a 15 euro)

Per chi decida di investire qualche euro in più nell’acquisto del vino, tante sono le bottiglie di qualità fra cui scegliere. Il Montefalco DOC di Arnaldo Caprai è un fulgido rappresentante dei vini sotto i 15 euro. Rosso di buona struttura, compone un bouquet olfattivo netto, in cui spiccano sentori floreali e note di mora e ciliegia. Perfetto con i ragù, si sposa bene anche con secondi piatti a base di selvaggina. Anche nel terreno dei vini bianchi, la fascia media regala notevoli soddisfazioni. Con il Firriato Charme Bianco Terre Siciliane IGT prevalgono i sentori delicati di frutti esotici ed erbe aromatiche. All’assaggio si mostra coerente, facendo della marcata acidità il fulcro dell’esperienza gustativa, fattore che lo rende piuttosto flessibile nell’abbinamento. A chi cerca un bianco più complesso, poi, consigliamo il Sanct Valentin Sauvignon Südtirol Alto Adige DOC dell’azienda San Michele Appiano. Freschissimo come tutti i prodotti vinicoli del Sud-Tirol, colpisce per la profonda mineralità e i profumi schietti. Splendente nel bicchiere con nuance giallo paglierino, regge bene il confronto con grigliate e tartare, ovviamente di pesce. In ultimo ma non per importanza, il Brut Franciacorta DOCG di Contadi Castaldi è uno dei più apprezzati Metodo Classico entro i 15 euro. Finissimo nel perlage, fa dello Chardonnay il protagonista del blend, esaltando così l’eleganza dei profumi. Vino spumante a tutto pasto, è appagante con le fritture così come col Parmigiano.

Fascia alta (da 15 a 20 euro)

Superata la soglia dei 15 euro a bottiglia, iniziamo a parlare di vini piuttosto importanti. E sebbene il mercato abbia tanto da offrire anche oltre i 20 euro di spesa, entro tale limite le soddisfazioni non mancano. Pensiamo, ad esempio, ad un vino spumante simbolo dell’enologia trentina e nazionale. Il Trento DOC Brut di Altemasi è un Metodo Classico Millesimato che tira fuori il meglio del vitigno Chardonnay. Raffinato e armonioso, sfoggia un perlage finissimo che esalta i profumi. Equilibrato anche al sorso, smorza l’acidità con una notevole struttura, accoppiandosi bene anche con la zuppa di pesce. Virando verso i vini bianchi fermi, ecco spuntare un altro prodotto a base di Chardonnay, il Castel del Monte DOC Pietrabianca di Tormaresca. Cambia la regione ma non la qualità. E grazie ad un breve passaggio in barrique, il vino si fa rotondo ed elegante. Eccezionale con il risotto allo scoglio, fa valere una componente aromatica in cui agrumi, ananas e rosmarino si fondono. Altro bianco di spessore è il Ceretto Blangé Arneis Langhe DOC, uno dei piemontesi più interessanti e particolari. Le uve autoctone Arneis, infatti, donano al bouquet olfattivo sentori di mela, pera e fiori bianchi. Fresco al punto giusto, si difende bene anche con i formaggi di media stagionatura. Come degna conclusione della nostra selezione, si giunge in Toscana per presentare un vino rosso intenso e strutturato. Il Bolgheri DOC Il Bruciato di Tenuta Guado al Tasso è un prodotto complesso e persistente che non rinuncia a stemperare i toni con una certa mineralità. Fruttato e floreale, non si fa mancare la spinta olfattiva delle erbe aromatiche. A proprio agio con tutte le carni, si sposa molto bene con taglieri di formaggi e salumi.

La qualità di un vino

vino rosso e vino bianco
Produrre un vino bianco delicato o un vino rosso strutturato non è la stessa cosa. Le differenze in fase di lavorazione sono molte, a partire dal modo in cui le uve vengono premute, passando per la durata della fermentazione, per arrivare alla fase di affinamento. Ma l'elemento che influisce più di tutti è, senza dubbio, il terroir: parola francese traducibile con "territorio" il cui significato, però, va ben oltre. Con terroir si intende la delicata combinazione di vitigno, area geografica in cui è collocato, clima, caratteristiche del terreno e modalità di coltivazione. In pratica, è un mix di fattori umani e naturali che influenzano in modo netto il vino, determinandone sfumature gustative e olfattive peculiari. Per capire quanto il territorio faccia sentire il proprio peso, prendiamo in esame due vitigni: uno piantato vicino al mare, l'altro sulle pendici di un vulcano. Nel primo caso, avremo un vino con profumi salmastri, nel secondo avvertiremo note di zolfo. Oltre al terroir, a influire sulla qualità dei vini è anche il modo in cui il prodotto viene trasportato e conservato. E per mantenerlo sempre alla giusta temperatura e con un corretto grado di umidità, non c’è niente di meglio di una cantinetta vino per uso domestico. 

Principali tipologie di vino

Prima di descrivere nel dettaglio le varie tipologie, è bene precisare che il colore di un vino non è necessariamente determinato dall'uva di origine. È possibile, infatti, ottenere vini bianchi anche da uve a bacca rossa, mentre è impossibile il processo contrario. L'esempio più eclatante è quello dello Champagne, vino spumante bianco ottenuto da una combinazione di Pinot Nero, Pinot Meunier e Chardonnay. Dei tre vitigni, solo il terzo è a bacca bianca mentre i primi due sono a bacca nera. Posto che le sostanze coloranti (antociani) sono disseminate sulla buccia, se evitiamo che quest'ultima tocchi il mosto, non avremo il trasferimento di colore. Nel caso dello Champagne, quindi, non avviene la cosiddetta macerazione sulle bucce che, invece, è un passaggio chiave per i vini rossi. Diamo ora uno sguardo alle principali tipologie di vino:

Vini rossi

Parliamo di vini, come il Rosso di Montalcino, sottoposti a macerazione sulle bucce che ha prodotto il caratteristico pigmento scuro, variabile in intensità a seconda della durata del processo. Elemento che accomuna molti vini rossi è la tannicità, una particolare sensazione di ruvidità della lingua paragonabile all'astringenza. Il tannino, inoltre, produce un asciugamento del palato.

Vini bianchi

Le uve bianche sono lavorate in modo più delicato, onde evitare il contatto del mosto con le bucce. Vengono pressate con dolcezza e la fermentazione avviene a temperature più basse, con lo scopo di preservare quell'acidità che è prerogativa di un vino bianco, come il Gewurztraminer.

Vini rosati

A metà strada fra bianco e rosso, il vino rosato unisce alcune caratteristiche dei primi due, mostrandosi molto versatile. La tecnica principale per ottenerlo è eseguire una macerazione breve delle uve a bacca rossa, così da ottenere un colore intermedio. In certi casi, poi, i rosati nascono dall’unione di vini base bianchi e rossi.

Orange wine

Divenuti popolari negli ultimi anni, gli orange wine devono il proprio nome alla peculiare colorazione aranciata che li contraddistingue. Il processo di vinificazione è inverso a quello dei rosati, partendo da uve a bacca bianca sottoposte a macerazione. Molto profumati e dotati di spiccata tannicità, possono anche subire un affinamento in legno che li rende più strutturati dei vini bianchi tradizionali.

Vini spumanti

Rispetto ai vini fermi, il processo di spumantizzazione produce le caratteristiche bollicine di anidride carbonica in grado di trasportare verso l'alto i profumi e renderli più intensi. Oltre al già citato Champagne, in Italia i più noti sono il Prosecco, vinificato con Metodo Charmat e il Franciacorta, realizzato con Metodo Classico.

Vini da dessert

In questa categoria rientrano gli spumanti dolci e i passiti, vini perfetti col dessert. In entrambi i casi, la fermentazione alcolica viene bloccata e gli zuccheri non si trasformano interamente in alcol, dando vita alla tipica dolcezza. I passiti sono realizzati a partire da uve appassite e, quindi, maggiormente cariche di zucchero.

Vini liquorosi

Si tratta di vini con gradazione alcolica superiore alla media, derivante dall'aggiunta durante la fase di vinificazione di mosto concentrato o mistella. In alternativa, è possibile utilizzare anche l'alcol etilico o l'acquavite. In tutto sono quattro: il Marsala, il Porto, il Madeira e lo Sherry.

Vino giovane o invecchiato?

Una volta conclusa la fermentazione, il vino è sottoposto alla fase di invecchiamento (o affinamento) e, a seconda del tipo di prodotto che si intende ottenere, il processo sarà differente. L'invecchiamento in grandi tini d'acciaio è utilizzato, di solito, per il vino bianco, con lo scopo di non alterarne i profumi freschi e fruttati. E la durata è compresa, in media, fra i 3 mesi e i 3 anni. L'alternativa ai tini d'acciaio sono le botti di legno che, invece, esercitano un significativo influsso sul prodotto e sono impiegate soprattutto per il vino rosso. Tale tipo di affinamento può durare anche molti anni e dà vita a profumi terziari nei vini. Parliamo di sentori complessi e speziati che il legno della botte (o della barrique) riesce a tirare fuori grazie alla continua osmosi con il liquido. Tali fragranze non sono presenti, invece, nei vini giovani affinati in acciaio. Semmai, questi ultimi si caratterizzeranno per profumi primari legati direttamente all'uva e profumi secondari emersi dopo la fermentazione. I primi ricordano frutta e fiori molto freschi, i secondi la frutta matura. Nei vini più strutturati, i vari tipi di aromi sono percepibili contemporaneamente, dando vita a un'esperienza olfattiva più complessa. 

Differenza fra vino e vitigno

Il nome di un vino può coincidere con quello del vitigno d'origine. L'Aglianico del Vulture, ad esempio, è un vino lucano a base dell'omonima varietà d’uva. Stesso discorso per il pugliese Primitivo di Manduria o per il marchigiano Verdicchio dei Castelli di Jesi. Non sempre, però, il nome dei vini si collega direttamente a quello dei vitigni. Barolo, ad esempio, è un paese delle Langhe piemontesi che dà il nome a un grande vino rosso prodotto a partire da uve Nebbiolo. Mentre le colline del Chianti fanno da sfondo a uno dei vini più importanti d'Italia, realizzato però con uve Sangiovese. La situazione si fa ancora più complessa quando il nome del vino non si lega né al vitigno né a una precisa zona geografica. Fra i vini italiani più noti a livello internazionale compare, ad esempio, il Sassicaia. Ma a cosa si riferisce questo nome? Di certo non a un tipo d'uva, essendo costituito in larga parte da Cabernet Sauvignon. E non esiste neppure un paese che si chiami così. In realtà, Sassicaia sta a indicare il tipo di terreno sul quale il vitigno viene coltivato, un terreno prevalentemente sassoso. Da quanto emerso fino a qui, fare confusione fra vino e vitigno può rivelarsi piuttosto semplice. Per questo, è sempre bene leggere attentamente l'etichetta per evitare fraintendimenti.

Le denominazioni d'origine principali

Sul collo di una bottiglia di vino è comune trovare una fascetta con impressa una sigla. Si tratta della denominazione che serve a garantire il vino sulla base delle uve da cui ha origine e del territorio di provenienza. Le più diffuse sono DOC, DOCG, IGT e VDT. Vediamole nel dettaglio:

DOC

Acronimo di Denominazione di Origine Controllata, garantisce la qualità dei vini, obbligando i produttori a specificare nell'etichetta l'area di produzione e i vitigni impiegati. Inoltre, prima di essere messo in commercio, il vino verrà sottoposto a minuziose analisi chimico-fisiche. 

DOCG

DOCG sta per Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Molto simile alla precedente in quanto a numero di informazioni da inserire in etichetta, viene assegnata ai vini DOC più meritevoli, a quelli che rappresentano un'eccellenza nazionale.

IGT

Indicazione Geografica Tipica è la denominazione riservata ai vini italiani che sfuggono alle precise regole della DOC e della DOCG. Il nome del vitigno di origine e l'annata non sono obbligatori mentre quello della regione di provenienza sì, ad esempio "Toscana IGT". 

VDT

I Vini da Tavola sono considerati i meno pregiati, per quanto ci siano delle eccezioni illustri. Basti pensare al Sassicaia che, prima di diventare DOC nel 1994, apparteneva a questa categoria. Sull’etichetta dei VDT il luogo di origine e l'indicazione delle uve utilizzate possono essere omessi. 

Leggere l'etichetta

Oltre alla denominazione d'origine che trova posto sul collo della bottiglia, molte altre informazioni presenti sull'etichetta dei vini ci possono aiutare nella scelta. Vediamole insieme:

Produttore

Si riferisce alla cantina che ha raccolto le uve, vinificato e imbottigliato il vino. In genere, i tre ruoli coincidono e, in questo caso, la dicitura esatta sarà "imbottigliato all'origine da…". In assenza di tale indicazione, siamo al cospetto di una cantina che si occupa della vinificazione di uve provenienti da altri viticoltori indipendenti.

Provenienza

La dicitura "Prodotto in Italia" non può mai mancare per quel che riguarda i vini IGT. Per DOC e DOCG va specificato anche il comune di provenienza delle uve.

Nome del vino

Il nome del vino può legarsi strettamente al territorio e al vitigno di origine, come nel caso del Verdicchio di Matelica. Per i vini IGT, invece, non c’è bisogno di indicare con precisione l'area geografica e nemmeno il vitigno ma è sufficiente specificare la regione di provenienza e la tipologia di vino, come nel caso dell'Umbria Bianco IGT. Alcuni vini, poi, posseggono nomi slegati sia dal territorio che dal vitigno. Emblematico è il caso del vino rosso Toscana IGT 50&50 di Avignonesi, il cui nome va a richiamare la composizione delle uve: metà Sangiovese e metà Merlot.

Annata

Obbligatoria solo per i vini italiani DOC e DOCG, ci indica l'anno della vendemmia, informazione importantissima per capire la natura del prodotto. Un vino rosso giovane vendemmiato due anni prima di essere messo in vendita avrà un colore acceso e sentori di frutta fresca. Invece, un vino con più di tre anni di maturazione denoterà profumi più complessi e una colorazione meno brillante. 

Grado alcolico

Espressa in percentuale di volume, la specifica del grado alcolico di un vino non può mai mancare. Chiamato anche titolo alcolometrico, è compreso fra il 9% e il 17%.  

Classico, Riserva, Superiore

Sono tre menzioni per nulla obbligatorie ma particolarmente utili per capire meglio il vino che abbiamo di fronte. La prima pone l'accento sull'area di provenienza. L'origine di un vino Classico, quindi, coinciderà con il luogo in cui si produce da sempre, come ad esempio il Chianti Classico. Un vino Riserva, invece, avrà subito un affinamento in botte più lungo di quanto previsto dal proprio disciplinare. Superiore, infine, sta a indicare una gradazione alcolica più alta rispetto a quella del vino base della stessa cantina.

Vini biologici o biodinamici

Rientrano in queste due categorie i vini sostenibili. Parliamo di prodotti provenienti da agricolture biologiche le cui uve, rigorosamente non OGM, vengono trattate con pesticidi naturali. L'uso di sostanze chimiche non è contemplato nella coltivazione della vite. Ma non vale lo stesso discorso per il processo di vinificazione, durante il quale piccole quantità di anidride solforosa vengono comunque impiegate. Parliamo di una sostanza che è fondamentale per conservare i vini ma che, in misura eccessiva, può risultare dannosa per l'uomo. Quando leggiamo "contiene solfiti" su una bottiglia di vino, ci riferiamo proprio a questo. E tali sostanze, nei vini biologici e soprattutto nei biodinamici, sono presenti in quantità inferiori alla media. Rispetto a un prodotto biologico, però, un vino biodinamico è frutto di un'agricoltura diversa, svolta nel rispetto assoluto del ciclo della natura e che si lega in particolare alle fasi lunari. Inoltre, l'uso di macchinari agricoli viene limitato e, per combattere i parassiti dell'uva, sono comunemente sfruttate altre piante in grado di inibirne gli attacchi. Ma anche la creazione di un ambiente popolato di specie che si nutrano dei pericolosi parassiti è componente fondamentale dell’agricoltura biodinamica.

I vini d'Italia

vini italiani
È pressoché impossibile racchiudere in dieci vini tutta la tradizione vitivinicola italiana. Per questo, sebbene la selezione proposta sia estremamente simbolica, comprende alcuni fra i vini italiani più conosciuti nel Mondo. Vediamoli insieme, procedendo da nord a sud:

Barolo

Originario delle Langhe, è il più noto fra i vini piemontesi, andandosi ad affiancare al Barbera D’Alba, al Dolcetto D’Alba e al Moscato d'Asti. Realizzato al 100% con uve Nebbiolo, si caratterizza per la grande struttura e il colore rosso scarico. Il Barolo è uno dei vini italiani che meglio si presta all'invecchiamento.

Amarone della Valpolicella

È il vino rosso veneto più conosciuto a livello globale. Nato da un blend di uve autoctone (Corvina, Corvinone e Rondinella), l'Amarone della Valpolicella si contraddistingue per un grado alcolico superiore alla media, dovuto alla vinificazione di uve appassite. Vino caldo e pieno, si sposa con piatti complessi e saporiti.

Prosecco

Oltre che dagli spumanti della Franciacorta e dell’area di Trento, le bollicine italiane sono rappresentate al meglio dal Prosecco, vino veneto e friulano esportato con successo in tutto il mondo. Glera è il nome del vitigno base da cui trae origine un vino spumante fresco e profumato, perfetto per l'aperitivo ma adatto anche a tutto pasto.

Brunello di Montalcino

Come accade per il Piemonte, scegliere un vino che rappresenti la Toscana è quasi un'impresa. Ma il Brunello di Montalcino è forse il più noto e ricco di tradizione in assoluto. Prodotto al 100% da uve Sangiovese, si mostra di colore rosso intenso, marcatamente tannico e con profumi complessi di frutta e spezie. 

Montepulciano d'Abruzzo

Nasce dalle omonime uve autoctone che, appositamente lavorate, si trasformano in un vino molto equilibrato, armonico e piacevolmente fruttato. Il Montepulciano d'Abruzzo non ha niente a che vedere col Vino Nobile di Montepulciano col quale spesso viene confuso.

Greco di Tufo

L’Irpinia è terra di grandi vini bianchi, come ad esempio il Fiano di Avellino. Ma è il Greco di Tufo a esprimere al meglio il territorio, grazie alla spiccata acidità che permette al vino di accompagnare a dovere i piatti a base di pesce.

Aglianico del Vulture

Vino lucano per antonomasia, l'Aglianico del Vulture è uno dei rossi più importanti d'Italia. Molto tannico da giovane, si fa più rotondo col passare del tempo. E non a caso, si presta benissimo all'affinamento in botte.

Negroamaro

Prodotto esclusivamente in Puglia sfruttando il vitigno omonimo, il Negroamaro è un vino tendenzialmente morbido e facile da bere. Estremamente versatile, si sposa benissimo con i piatti della tradizione regionale.

Cannonau

Eccoci arrivati in Sardegna per presentare il vino simbolo dell’isola. Caratterizzato da un colore rosso acceso e da una gradazione alcolica generosa, il Cannonau si distingue per l’inconfondibile sentore di mirto.

Nero d’Avola

Nel mare magnum dei vini siciliani, ecco spuntare il Nero d’Avola, forse il più rappresentativo. Lavorato a partire dall’omonimo vitigno, è un vino rosso dai tratti vivaci che è preferibile bere da giovane per apprezzarne il ricco bouquet olfattivo fruttato.

I vini del Mondo

Se l'Italia resta la prima Nazione al Mondo per ettolitri di vino prodotti, a livello di qualità solo la Francia può eguagliare (e talvolta superare) il nostro Paese. I vini francesi più importanti sono, senza dubbio, gli Champagne e i Bordeaux. I primi rappresentano la massima espressione del vino spumante, i secondi sono dei grandi rossi a base di uve Merlot e Cabernet Franc. Ma anche i vini della Borgogna e della Valle della Loira si assestano su livelli di eccellenza difficili da raggiungere. Se Italia e Francia dominano indisturbate il mercato del vino, ci sono altri Paesi nel Mondo in cui la viticoltura ha fatto passi da gigante negli ultimi anni. Uno per tutti, gli Stati Uniti e, in modo speciale, le aziende della Napa Valley in California. E poi l'Argentina e il Cile, Stati in cui la tecnologia sta stravolgendo il volto dell'enologia. Anche il Sudafrica si distingue per la produzione di ottimi vini, a partire dal vitigno autoctono Pinotage. E infine, in Australia e Nuova Zelanda i vitigni Syrah e Chardonnay danno vita a prodotti molto particolari nel gusto e negli aromi.

L'abbinamento cibo-vino

Ogni bottiglia di vino è valorizzata dal giusto abbinamento con il cibo. Ma vale anche il discorso contrario e, se accoppiata a un piatto inadatto, può veder sminuite molte delle proprie caratteristiche. Sì perché cibo e vino si influenzano a vicenda e la ricerca del perfetto equilibrio porta il gusto di entrambi a esaltarsi. Per ottenere sempre un buon abbinamento, l'Associazione Italiana Sommelier (AIS) ha creato una serie di regole che ci vengono in soccorso, basate sul principio di concordanza e contrapposizione. In base al primo, riscontriamo nel cibo e nel vino alcune sensazioni simili che devono mantenersi più o meno allo stesso livello. In tal senso, vini molto complessi si sposeranno al meglio con piatti elaborati. E ancora, vini dolci potranno essere abbinati solo con piatti dolci: i dessert. Il principio di contrapposizione, invece, si basa sulla compensazione dei sapori. E così, un cibo particolarmente grasso richiederà un vino acido e sapido mentre una ricetta untuosa si sposerà al meglio con un vino tannico capace di asciugare il palato. La grassezza di una frittura mista, ad esempio, verrà ben equilibrata dall'acidità di un vino bianco, meglio se spumantizzato. Mentre un piatto di cinghiale in umido troverà in un vino rosso di grande struttura e tannicità il naturale equilibrio. Altra interessante forma di abbinamento è quella per tradizione, che abbina vino e cibo di una precisa area geografica. Perfetta, in tal senso, è l'accoppiata Mortadella di Bologna e Lambrusco.

Conservazione del vino: il tappo e la bottiglia

Nel processo di conservazione del vino, due componenti esercitano un peso fondamentale. Parliamo del tappo e della bottiglia:

Il tappo

Quando un vino sa di tappo, non è mai un buon segno. Significa, in pratica, che il sughero con cui è stata chiusa la bottiglia ha assunto un odore sgradevole dovuto all'attacco di un fungo. Ma quindi, un tappo di sughero che profumo dovrebbe avere? Semplice, di vino. Tale tipologia di tappo, infatti, entrando in contatto con i vini, permette loro di respirare e continuare a evolversi. Molto utilizzati sono anche i tappi sintetici in silicone e quelli in vetro. In entrambi i casi, abbiamo dei materiali neutri, che non condizionano la bevanda e che si adattano perfettamente ai vini giovani. E non sottovalutiamo il tappo a vite, diffusosi molto negli ultimi anni. Comodo da aprire e chiudere, sigilla alla perfezione il vino.

La bottiglia

75 cl è la capacità standard di una bottiglia di vino che, a seconda del prodotto contenuto, può variare molto nella forma e nel colore. Per il vino bianco è, di norma, stretta e allungata; per il vino rosso più bassa e tozza. Inoltre, se le bottiglie dei bianchi sono di solito trasparenti, per i rossi si prediligono tonalità scure, così da preservare il vino dai raggi solari. Parlando di spessore, le bottiglie di spumante dovranno essere più massicce e resistenti, così da poter sopportare la pressione interna di cui l'anidride carbonica è responsabile.

Consigli per bere il vino al meglio

La scelta del vino è decisamente personale. Pur potendone giudicare la qualità attraverso regole ben precise, il peso del gusto individuale resta sempre prioritario. Detto questo, ecco due consigli per far rendere al meglio ogni vino:

L'importanza del bicchiere

Il punto di partenza per bere bene è sempre il calice, il bicchiere in vetro (o cristallo) a forma di tulipano, provvisto di stelo allungato e sottile. Un bicchiere del genere, infatti, favorisce il propagarsi verso il naso dei profumi e, afferrandolo con pollice e indice, ci impedisce di riscaldare la bevanda col palmo della mano. Ma, se per un vino bianco giovane, il tulipano può essere di dimensioni standard, per un vino rosso strutturato occorrerà un calice più largo e basso, detto ballon.

La temperatura di servizio

Altro aspetto fondamentale per valorizzare un vino è la temperatura a cui viene bevuto. Se i bianchi vengono gustati freddi (8-14 gradi), per i rossi è preferibile la temperatura ambiente. Ma se l'ambiente è molto caldo, specialmente in estate, il gusto del vino verrà pregiudicato. In linea di massima, quindi, la temperatura di servizio di un rosso dovrà essere sempre compresa fra i 16 e i 18 gradi.

Matteo Sartini
Matteo Sartini

Nato nel 1980 a Milano, si trasferisce piccolissimo in Toscana, nei pressi di Cortona. Orgogliosamente nostalgico delle ultime due decadi del secolo passato, rimpiange il primo walkman, il poster di Freddie Mercury appeso in camera ed i lunghi pomeriggi in compagnia del Sega Mega Drive.

Crescendo, impara ad amare anche la lettura, partendo dai classici per approdare alla narrativa contemporanea...Leggi tutto

Le marche più popolari

Torna su