Il mercato degli smartwatch non è più una nicchia da appassionati di tecnologia o da sportivi ossessionati dalle prestazioni. È un settore che cerca ormai da anni di conquistare “i molti”, come direbbe un pubblicitario. Samsung con il Galaxy Watch 8 tenta di riallinearsi a questa ambizione: un prodotto che promette di fare bene tutto, dal monitoraggio sportivo all’assistenza sulla salute, passando per funzioni “smart” che dovrebbero renderlo indispensabile nella vita quotidiana.
Ho indossato per alcune settimane la versione da 44 mm. Non mi considero uno sportivo incallito, ma un utilizzatore medio che cerca nello smartwatch non tanto il compagno di maratona, quanto un alleato discreto per capire come sto, muovermi un po’ meglio e dormire con più consapevolezza. Ed è proprio in questa prospettiva “umana” che ho provato a misurare il nuovo Galaxy Watch 8.
La prima sensazione, appena tolto dalla confezione, è di trovarsi davanti a un oggetto che ha fatto la dieta. Con i suoi 30 grammi e 8,6 mm di spessore, il Samsung Galaxy Watch 8 è sorprendentemente leggero e sottile. Il telaio in Armor Aluminum 2 mantiene una buona solidità, e il vetro in zaffiro conferisce un senso di resistenza che rassicura.
Il cinturino stock non irrita la pelle e si aggancia in modo rapido, una piccola ma utile evoluzione. È uno smartwatch che si porta senza fastidio, anche di notte: caratteristica non banale, perché la gran parte dei concorrenti tende a lasciare “il marchio” dei sensori sulla pelle dopo ore di utilizzo. Qui no.
Non mancano però le perplessità. Il display sporge leggermente dal corpo, contornato da un bordo nero che inizialmente fa storcere il naso. Sembra un dettaglio minore, ma alla lunga ci si chiede quanto sia al sicuro da urti e cadute.
Samsung ha messo un Super AMOLED da 1,34 pollici con risoluzione 438×438 pixel e picchi dichiarati di 3000 nit. Una cifra da smartphone top di gamma, che nella pratica si traduce in una leggibilità perfetta in qualsiasi condizione di luce. La luminosità reale resta più bassa (1400-1600 nit in media), ma più che sufficiente.
L’interazione è affidata al touchscreen e a due pulsanti laterali configurabili. La ghiera fisica resta un ricordo dei modelli Classic, ma è stata sostituita da una “ghiera virtuale”: si può simulare la rotazione sfiorando i bordi del display. Funzione utile, anche se non ha lo stesso fascino del clic meccanico.
Il Galaxy Watch 8 gira su Wear OS 6 con interfaccia One UI 8. È un mix già rodato, che offre fluidità, una discreta personalizzazione e l’accesso al Play Store. Rispetto a soluzioni più chiuse come quelle di Huawei o Garmin, qui la sensazione è di avere un mini-smartphone al polso, con le inevitabili conseguenze in termini di consumo energetico.
Le watchface sono tante, alcune ben fatte e ricche di complicazioni. Io ho scelto quella che varia colore durante il giorno e che mostra a colpo d’occhio passi, battito, meteo, umidità, bussola, UV e batteria. In pratica, una dashboard completa che riduce la necessità di scorrere tra i menu.
L’assistente vocale è forse il cambiamento più radicale. Google Assistant viene pensionato, al suo posto c’è Gemini. L’idea è quella di un supporto più moderno e reattivo, ma la realtà è ancora in chiaroscuro. Se gli chiedi di avviare un allenamento, può farlo. Se provi a interrogarlo sui dati appena registrati (per esempio la qualità del sonno della notte passata), la risposta è confusa e spesso presa dal web.
È il segnale che l’integrazione tra AI e sensori è solo agli inizi. Potenziale enorme, ma ancora acerbo.
Il offer dà il meglio accoppiato con uno smartphone Samsung. Funzioni come ECG e pressione sanguigna sono infatti disponibili solo all’interno dell’ecosistema ufficiale. Esistono app modificate per “sbloccarle” su altri Android, ma con tutti i rischi del caso.
La gestione avviene tramite due app: Samsung Health per la parte fitness e salute, Samsung Wearable per impostazioni e watchface. Un doppio binario che non sempre convince, ma a cui ci si abitua.
Il cuore del Galaxy Watch 8 non è il fitness da agonisti, ma la salute quotidiana. Il sensore “BioActive” integra monitoraggi classici (battito, ossigenazione del sangue, temperatura, ECG) con due novità: indice antiossidanti e carico vascolare.
Oltre a questo, ci sono ECG (limitato ufficialmente ai soli smartphone Samsung), pressione sanguigna (dopo calibrazione iniziale), calcolo dello stress e monitoraggio avanzato del sonno.
Uno degli episodi più interessanti che ho vissuto è accaduto a cena con amici: il Galaxy Watch 8 ha rilevato un picco di stress e mi ha chiesto se fosse tutto a posto. Non un semplice grafico, ma un vero segnale che qualcosa non andava. È in questi momenti che ci si rende conto della differenza tra un gadget che registra dati e un dispositivo che prova a interpretarli.
Certo, non sostituisce uno psicologo né un medico, ma se usato con intelligenza può diventare un campanello d’allarme prezioso.
Il nuovo “Allenatore per corsa” parte con un test di 12 minuti per misurare la forma fisica e poi crea programmi personalizzati. Durante le sessioni compare un coach virtuale che ti incoraggia e ti ricorda i parametri da tenere sotto controllo. È un approccio meno sterile dei semplici grafici, più vicino a un’esperienza “umana”.
Per chi non è un runner professionista, il sistema funziona bene. I dati sono precisi e coerenti, i progressi monitorati in modo chiaro.
Grazie al peso ridotto e al design sottile, il Galaxy Watch 8 si può indossare di notte senza fastidi. Il monitoraggio del sonno è tra i migliori provati: non solo registra quando ti addormenti e ti svegli, ma suggerisce orari per rilassarti, evidenzia i fattori che compromettono la qualità del riposo e assegna un punteggio complessivo.
Un dettaglio curioso: il dispositivo segnala se ci si addormenta “troppo in fretta”, sintomo di stanchezza eccessiva. Piccole osservazioni che aiutano a leggere meglio i propri ritmi.
La batteria da 325 mAh non va oltre una giornata piena di utilizzo. Con un profilo conservativo e poche attività fisiche si può arrivare a un giorno e mezzo, ma non di più. Per confronto, dispositivi come OnePlus Watch 3 o Garmin Venu 3 superano tranquillamente i tre giorni.
La ricarica da 10 W è lenta: serve circa un’ora per passare da 0 a 100%. In sé non è un dramma, ma diventa fastidioso quando devi farlo tutti i giorni.
È qui che il Galaxy Watch 8 mostra la sua fragilità strutturale: un prodotto che vuole accompagnarti 24 ore su 24, ma che ti obbliga a toglierlo dal polso proprio quando serve di più, cioè durante il sonno.
Il listino parte da 379 euro per la versione base, 349 per gli studenti. Le versioni LTE costano di più, ma rendono lo smartwatch più indipendente dal telefono.
Non è un prezzo esagerato se rapportato ai concorrenti diretti. Tuttavia, chi cerca autonomia deve guardare altrove. Samsung punta su precisione dei dati, comfort e funzioni innovative: un posizionamento chiaro, ma non privo di rischi commerciali.
Il Galaxy Watch 8 è probabilmente il miglior indossabile mai prodotto da Samsung in termini di comfort, completezza software e precisione dei sensori. È davvero un dispositivo che ti invoglia a usarlo, a migliorare abitudini e a prenderti cura di te.
Ma resta l’autonomia a impedirgli di fare il salto definitivo. Uno smartwatch che ti accompagna nel monitoraggio del sonno, ma che devi ricaricare ogni giorno, vive in contraddizione con sé stesso. Per chi è già dentro l’ecosistema Samsung, resta un acquisto sensato. Per chi viene da Garmin, OnePlus o OPPO, l’autonomia ridotta potrebbe essere un ostacolo insormontabile.
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